Quando l'arte diventa ecosostenibile


Cultura e Natura per molto tempo hanno rappresentato due poli opposti e per certi versi inconciliabili. Oggi il cambiamento climatico e l'emergenza ecologica hanno risvegliato l'attenzione delle persone verso l'ambiente e una nuova coscienza ecologica si va diffondendo.

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Cultura e Natura per molto tempo hanno rappresentato due poli opposti e per certi versi inconciliabili. Oggi il cambiamento climatico e l'emergenza ecologica hanno risvegliato l'attenzione delle persone verso l'ambiente e una nuova coscienza ecologica si va diffondendo. Il merito maggiore forse va proprio ai ragazzi, che ogni giorno dimostrano un grande interesse verso le tematiche ambientali. Per la Generazione Z - quella dei nati indicativamente tra il 1997 e il 2012 - la sostenibilità è un aspetto fondamentale nella vita quotidiana come nell'esperienza culturale: i musei, attenti a cogliere lo “spirito del tempo” e in ascolto del proprio pubblico, si stanno impegnando per ripensare la propria mission in un'ottica più “green”, scoprendosi sempre più eco-friendly, utilizzando strumenti come il Green Public Procurement e conquistando certificazioni ambientali.


Le strutture eco-friendly

Dentro e fuori, i musei che piacciono alla Generazione Z scelgono l'ecodesignArchitetture basate sulla bioedilizia e sulla bioclimatica che spesso interagiscono con la natura circostante, regalando ai visitatori ambienti dall'aspetto futuristico e soluzioni che puntano tutto sulla riduzione dell'impatto.
Per i musei già esistenti invece la combinazione di design, studio dei dati e tecnologia digitale rappresenta la formula per ridurre i consumi, ottimizzare l'efficienza delle strutture e pesare meno sull'ambiente. Anche aumentando l'accesso digitale alle proprie collezioni.


In quest’ottica anche le esposizioni cambiano prospettiva proprio perché, oggi, valorizzare le collezioni non basta più. Il pubblico più giovane vuole essere coinvolto, vuole imparare divertendosi e sentirsi parte di una storia. È interessato ai temi dell'ambiente, della natura, dell'Antropocene, ai cambiamenti climatici, al passato e futuro delle specie viventi.

Comunicazione e didattica: il linguaggio del museo eco-sostenibile

Che lingua parla il museo eco-friendly? Una lingua accessibile, che tiene in considerazione il visitatore e gli racconta come cosa viene fatto per la sostenibilità. I ragazzi vogliono essere informati e sapere che il museo utilizza pannelli solari, automatizza i processi per aumentare il risparmio energetico, è proattivo nei confronti dell'ambiente: largo allora a laboratori, iniziative che coinvolgono le scuole, progetti collaterali e servizi educativi a tema. Senza dimenticare lo scopo primario: fornire strumenti per interpretare il presente e pensare il futuro, anche in termini di equilibrio ambientale.
Secondo GlobalWebIndex, Generazione Z e Y sono disposte a spendere di più per prodotti ecosostenibili, ed è naturale che da un museo si aspetti servizi all'insegna della sostenibilità: conversione al plastic-free, facilitazioni per l'utilizzo di mezzi pubblici, ottimizzazione dei consumi energetici, menù a base di prodotti biologici, cruelty free e rispettosi dell'ambiente sono alcune delle soluzioni sul piatto. Tante iniziative, piccole e grandi, perché ogni gesto può fare la differenza.


I ragazzi vogliono relazionarsi con una presenza reale e non istituzionale, che “parli” con loro in maniera diretta, li coinvolga e diventi un punto di riferimento e una guida. Il museo “green” oggi è parte di un sistema più ampio dove territorio, ambiente, spazio digitale e persone collaborano insieme, uno spazio più simile a un sistema vegetale dove le risorse sono distribuite e tutto funziona in collaborazione. Le nuove generazioni vogliono un museo che sia parte di un ecosistema dove muoversi fluidamente, tra lo scroll di una app e una corsa in monopattino.