Allo scopo di rispecchiare al meglio l'illuminazione originaria della Tomba di Giulio II, la prima urgenza del poeta della luce, Mario Nanni, è stata quella di “leggere” ed “ascoltare” la sede di San Pietro in Vincoli.
Dopo aver studiato attentamente la luce naturale che penetra dalle finestre ad est e ad ovest della Chiesa nelle diverse ore del giorno, Nanni ha costruito il suo progetto utilizzando sorgenti a luce elettronica Viabizzuno in grado di riprodurre la luce del sole.
Una luce artificiale, a imitazione di quella solare, scandisce così il passare del tempo tra i panneggi e le forme del Mosè e della Tomba Giulio II, mettendo in risalto la profondità della parete su cui Michelangelo ha impresso il suo genio e la ricchezza dei suoi studi cromatici e luministici.